A te – una storia

Non so scrivere recensioni. So rintracciare storie, a volte, e provo a raccontarle. E questa è una storia, divisa in capitoli, che attraversa una vita. La mia.

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Capitolo uno: un registratore, cassette, un uomo con gli occhiali tondi e il cappellino. Lo ascolta mio padre, è di mio padre; dice che quel signore con il cappellino è nato un mese esatto prima di lui, che è del 4/4/1943. Io ascolto in silenzio e imparo le parole a memoria.

Capitolo due: al mare con i nonni. Tanta gente, troppe parole. Ho due cose per difendermi: i miei libri e il mio primo walkman, con una cassetta che cigola e canta “Itaca, Itaca, Itaca, la mia casa ce l’ho so là…” La ascolto tutte le sere prima di addormentarmi e riavvolgo la cassetta intorno a una biro per risparmiare le batterie.

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Capitolo tre: università. Guardo il mare di Genova e consumo Le rondini e Apriti cuore. Il cuore si apre.

Capitolo quattro: mi trasferisco a Bologna. Do subito ragione a Lucio: nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino. Lui diventa una presenza, è facile incontrarlo al mercatino di Piazza Santo Stefano o in via D’Azeglio. Non gli dico mai niente. Solo ciao.

Capitolo cinque: Lucio muore improvvisamente tre giorni prima del suo compleanno. Mi ritrovo in coda con migliaia di persone davanti a Palazzo d’Accursio per salutarlo. Dagli altoparlanti arrivano le sue canzoni. Mi accorgo che le so tutte, anche quelle che ho sentito di meno. La gente intorno a me piange, ride, canta, racconta cosa faceva quando è uscita quella canzone, ogni canzone.

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Capitolo sei: 4 marzo 2013, grande concerto per Lucio in Piazza Maggiore. La città ci mette quattro giorni a prepararsi, come per una serata di gala. Non c’è negozio del centro che non abbia un ricordo di Lucio in vetrina: una foto, la copertina di un disco, un cartello. Molti le lasciano anche a concerto finito.

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Capitolo sette: settembre 2013. Fiorella Mannoia incide “A te”, album tributo a Lucio Dalla.

Non sono mai stata così dentro a un disco. Non ho mai toccato le parole delle canzoni come se fossero stoffa. Non ho mai sentito le emozioni dei musicisti e di una cantante stringersi intorno a me, diventare qualcosa che ho indossato e che non mi toglierò più.

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foto di Simone Cecchetti

Le ho sentite bene, le canzoni di Lucio. Ogni canzone, un film. Da ogni immagine, anche la più piccola e insignificante, una storia. Non c’è niente che non contenga una storia: la vita di un carcerato, di un pescatore, una serata, uno sguardo, una città. Forse è anche per questo che ho iniziato a scrivere: anch’io vedevo storie ovunque. So che le parole non sono tutto: basta il cambiamento di tono ad alterare una storia, un ritmo diverso a cambiarla, una pausa a spostare l’attenzione di chi legge o ascolta.

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foto di Simone Cecchetti

In una sala d’incisione caldissima, che diventerà in bianco e nero, ogni attacco di orchestra è un film diverso. E’ l’atmosfera a cambiare, dal primo respiro di un violino.

E poi c’è lei, che sembra uscita da un film. Racconta ogni storia come se fosse la sua. Porta le persone su una spiaggia, su una nave, in periferia. Nessuno resta a casa, la seguiamo tutti: gli orchestrali, i musicisti, noi che siamo lì a guardare e sentire e non abbiamo abbastanza occhi e orecchie, non riusciamo a comprendere tutto se non con l’emozione.

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foto di Simone Cecchetti

Per me è un viaggio in terre conosciute con una guida che spinge le porte chiuse e apre tutti i cassetti. A ogni canzone mi mostra qualcosa che mi era sfuggito. A ogni canzone so che c’è ancora un’altra storia da scoprire. Per questo vorrei che durasse giorni e giorni, seduta per terra a fissare la sua schiena da sirena, circondata da violini e violoncelli, appesa ai gesti del direttore d’orchestra.

Ogni volta che la porta si chiude teniamo il respiro. Ogni volta che la musica ricomincia e che la sua voce ci entra dentro fa un po’ male, perchè so che entro quattro minuti – che possono essere quattro secondi e quattro giorni – finirà. E voglio che ricominci, e che ricominci ancora.

E ricomincia, infatti, e ricomincia ancora ogni volta che riascolto le canzoni nel mio ipod. Sono microstorie che si aprono un po’ alla volta.

Ah… felicità, su quale treno della notte viaggerai

Lo so che passerai, ma come sempre in fretta non ti fermi mai.

Fiorella e Ron A te

foto di Simone Cecchetti

19 thoughts on “A te – una storia

  1. Sempre un piacere leggerti Vale. Ma un rimprovero va fatto: perchè negli ultimi tempi lo concedi così raramente? 🙂

  2. Complimenti con il cuore. Mi pare di averti vista sulla pagina myspace di fiore, quando ancora bazzicavo MSpace. Riconosco la foto. Bellissime parole, hai sintetizzato ciò che si prova ogni volta che Fiore ci racconta una storia con la sua voce in musica. Emozione allo stato primitivo. Io PIANGO spesso quando la ascolto. E mi fa bene e male insieme. Ciao. Niky

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